venerdì 13 luglio 2012

In questo periodo mi capita di sentire ogni tanto commenti di persone sul raddoppio del golf che mi lasciano un po' perplessa, del tipo:” ma perché, non sarebbe male, in fondo il campo da golf è bello così ordinato e verde..”. Vi sarà sicuramente capitato quando date per scontato delle cose su qualche argomento che conoscete bene, rimanere basiti di fronte ad affermazioni sul tema che vi fanno scoprire l'esistenza di un  mondo parallelo che, non avendo conoscenze nel campo, non può che partire da considerazioni che rimangono legate al proprio buon senso, a ciò che si dice e si mormora  o a ciò che viene deciso in base a un senso estetico, morale, etico e valoriale del tutto personale e spesso non surrogato da studi e ricerche sul tema in questione. E' un po' quello che mi succede quando guardo un'opera di arte post-moderna e non posso fare a meno di pensare che non ci sia proprio niente di bello in quello che sto guardando, ma sapendo bene la mia ignoranza in materia, la cosa che più mi dispiace è non avere gli strumenti culturali necessari per comprendere   il valore dell'opera. E così mi rendo conto che il più delle volte il non capire che il campo da golf è l'espressione meno naturale che ci possa essere in un ambiente incontaminato è semplicemente frutto della non conoscenza in materia. Quindi ciò che appare così ordinato, verde e apparentemente naturale ad un profano naturalista è in realtà un'area totalmente artificiale, per il mantenimento della quale sono necessarie grandi quantità di acqua spesso captate da sorgenti sotterranee, andando quindi anche a danneggiare  gli approvvigionamenti di acqua delle zone limitrofe ( con rischi grandi per gli equilibri di queste aree); i campi da golf sono aree dove il verde così uniforme, il fatto che sia presente un solo tipo di erba è ottenibile solo grazie all'uso di pesticidi che uccidono tutto ciò che c'è di altro. D'altro canto basta ragionarci un po', continuare a camminare a fianco del campo da golf, ( dentro non potete mentre i golfisti sono in attività), superare l'ultimo loro presidio, ed immergersi nella vera natura della Val Ferret. Anche un orbo noterebbe la differenza di specie botaniche presenti, la varietà del tipo di suolo, la presenza di acque, stagni, piccoli alberelli, il numero di insetti, anfibi e uccelli che scorrazzano a più riprese in queste aree. Questo, tutto ciò che non è campo di golf in Val Ferret è ambiente naturale, intendendo ovviamente gli spazi aperti. La Val Ferret, a mio parere però è purtroppo un' area particolare, perché anche se andassimo oltre il primo livello di profani naturalisti, i quali pensano addirittura che il campo da golf sia bello e che il resto è invece solo palude ( ahimè..), esiste un secondo livello di persone a cui piace camminare e vedere posti nuovi, persone interessate alle problematiche ambientali ma non proprio esperte del campo. Per questa tipologia di naturalisti in erba è molto facile capire la necessità di preservare gli equilibri e le dinamiche di popolazione del capriolo o del cervo, oppure il larice cinquecentenario di Charvaz, sono infatti queste, bellezze naturali zoologiche e botaniche riconosciute da tutti gli appassionati, perchè sono al di là di ogni sospetto, evidentemente belle.
Ma chi può trovare nelle zone umide della Val Ferret la bellezza di un ambiente incontaminato in cui il fascino di queste aree nasce dal fatto che siano ambienti unici nel loro genere, ambienti per la formazione dei quali sono stati necessari centinaia di anni, periodi di tempo che hanno permesso  si creasse una biodiversità in loco straordinaria per la varietà botanica e zoologica e per la rarità delle specie presenti. Visto che le specie botaniche e zoologiche presenti sono molto piccole, spesso si tratta di microorganismi e solo in qualche caso volano, come l'avifauna presente, è ovvio che solo un esperto in materia può riconoscere l'incredibile valore di queste zone. Ma in tutta questa diatriba qualcosa di buono c'è visto che la Valle d'Aosta si è attivata con il progetto di turismo eco-sostenibile “Viva Vda, Valle d'Aosta unica per natura” il quale dice nel depliant di presentazione : “ Viva Vda rappresenta un modo nuovo di tutelare l'ambiente, stimolare una fruizione guidata e consapevole della natura, ponendo al centro la partecipazione alla bellezza della regione dei vari portatori di interessi, cittadini, famiglie, sportivi, comunità locali, attività produttive. La bellezza è uno dei preselettori privilegiati e più potenti delle nostre scelte. In Valle d'Aosta questo valore è garantito dalla tutela del paesaggio: delle zone umide, delle piccole riserve naturali con popolazioni di farfalle, di uccelli migratori, di colonie di rane, come dei grandi parchi, con le aquile, i gipeti, i branchi di ungulati.”.. “ Viva Vda è un progetto che vuole rappresentare un modo nuovo di stimolare e promuovere una fruizione basata su principi  eco-sostenibili, rendendo accessibili le aree nel rispetto delle loro esigenze di tutela.” Ora se la Regione si è mossa a questo proposito un motivo c'è, e non ce lo siamo inventato noi, anche perchè se c'è uno sport che non pratichiamo è quello della cialtronaggine e tutto quello che diciamo è provato dai fatti. Allora è un fatto che esistono i siti Natura 2000 di Courmayeur: aree il cui eccezionale valore naturalistico e paesaggistico è riconosciuto a livello internazionale, è un fatto che la Val Ferret sia ampiamente rappresentata all'interno dei siti natura 2000 dalle aree SIC “ Ambienti glaciali del Monte Bianco” ( IT1204010),  e dalle aree ZPS “Val Ferret” (IT1204030) comprendente al suo interno il SIC “ Talweg della Val Ferret” ( IT1204032).
 Cosa sono le aree Sic e Zps? Ve lo spieghiamo.. Sic è l'acronimo di Sito di interesse comunitario”: il SIC “ Talweg della Val Ferret”  è costituito da 9 diverse aree distribuite lungo la piana alluvionale della Val Ferret da Pre' de Bard a Plampincieux. Le zone umide segnalate ( 4 non contigue) occupano  le piane di Plampincieux-Lavachey e di Ferrachet-Arp  Nouva, distribuite per lo più lungo la Dora di Ferret con apporti
dai torrenti laterali e da risorgive di acque di fusione dei ghiacciai. Queste zone umide hanno avuto origine da fenomeni di sbarramento glaciale del fondovalle, poi colmate dai depositi trasportati dai torrenti. I Talweg sono alimentati da un cospicuo numero di sorgenti e dai corsi d'acqua laterali e sono legati a delicati equilibri idrologici: anche una lieve variazione dell'attuale rete di alimentazioni, sia all'interno del sito sia nelle immediate vicinanze, può causare la loro perdita.
La presenza delle zone umide è un'eccezionale peculiarità della natura alpina. Sono sistemi il cui equilibrio dipende da una serie di fattori difficilmente governabili dall'uomo. L'approvvigionamento delle zone umide proviene sia dalle acque superficiali, in particolar modo le sorgenti, sia da quelle che scorrono nel sottosuolo, nella falda e nelle numerosissime e ramificate infiltrazioni. La qualità e la ricchezza biologica delle zone umide è perciò intimamente legata al ciclo dell'acqua. Le zone umide dove vivono anfibi e insetti sono importanti per la vita di molte specie animali come i rapaci e i mammiferi. Sulle grandi zone umide delle due valli si fonda una catena ecologica senza la quale non esisterebbe l'eccezionale biodiversità di questi territori. Un prelievo eccessivo dalle sorgenti può sottrarre alle zone umide un approvvigionamento indispensabile. I prelievi superficiali, le adduzioni, la deviazione del corso di torrenti o ruscelli sono fattori che possono compromettere irrimediabilmente l'ecosistema, innescando processi non controllabili dall'uomo.
La aree Zps sono invece “ Zone a protezione speciale” : la ZPS “ Val Ferret” coincide con il perimetro della valle stessa. La destra orografica è caratterizzata da una serie di ghiacciai. Nella sinistra orografica sono invece presenti ampi valloni coperti da vegetazione e la piana alluvionale è per l'appunto ricca di zone umide. L'area ha un elevato valore paesaggistico per l'imponenza degli ambienti glaciali e la presenza di specie vegetali molto rare per la Valle d'Aosta e per le Alpi.
Quelle che ai profani appaiono paludi sono invece “zone umide”, anche questo è un fatto ed è il motivo per cui queste aree sono da proteggere in modo prioritario. Ancora una volta non sono io a dirlo ma la Convenzione di Ramsar che definisce le zone umide come "aree palustri, acquitrinose, morbose o comunque specchi d'acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei con acqua ferma o corrente, salmastra o salata, compresi i tratti di mare, la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea". Luoghi quindi, dove si stabilisce un connubio speciale fra la terra e l'acqua. L'unione fra i due elementi genera ambienti unici ed irripetibili, fragili e ricchissimi, affascinanti e sconosciuti, da avvicinare con molta discrezione, conoscere, amare e proteggere.”

Ora che siete già più eruditi sul tema vi chiederete dove sono queste aree... e ve lo dico subito:    una è in località Tronchey , la seconda in località Pra Sec, Lavachey  e Frebouze , la terza a Ferrachet  ed infine la quarta area in località Greuvettaz  e Arp Nouva .
A logica è questo il momento di chiedersi chi ci vive in queste aree: piante o animali che siano. Esistono studi accurati, ( di nuovo un fatto ), pubblicati sulla Revue Valdotaine d'histoire naturelle – bulletin n. 63 /2009 e sulla Revue Valdotaine d'histoire naturelle – bulletin n. 61-62 /2007-2008, pubblicazioni frutto delle ricerche scientifiche durate qualche anno che hanno visto un numero molto rilevante di studiosi e ricercatori competenti in materia al lavoro e che ci dicono ma soprattutto ci dimostrano attraverso test statistici e campionamenti effettuati con il massimo rigore scientifico che:
- l'indagine floristico-vegetazionale nel sito “Talweg della Val Ferret” ha evidenziato 32 specie di interesse rilevante verso le quali è necessario porre particolare attenzione soprattutto per quanto riguarda la conservazione delle popolazioni (protezione della specie secondo la Legge Regionale n. 17 del 31.3.1977, l'appartenenza della specie ad una delle categorie contemplate dal Libro Rosso Nazionale-UICN Nazionale e/o dalla Lista Rossa Regionale-UICN Regionale e l'appartenenza della specie alla lista di quelle contemplate dagli allegati della Convenzione di Washington -CITES del 3.3.1973). Tra queste 32 specie  si segnalano alcuni nomi: il carice della fanghiglia e il carice bicolore; orchidee rare quali la dactylorhiza maculata e quella incarnata, la genziana asclepiade e bavarica; il trifoglio d'acqua, la nigritella, il salice azzurrino e il salice odorosa;

- l'indagine sull'erpetofauna dei SIC e ZPS del Monte Bianco effettuata attraverso un censimento ha messo in luce la presenza di Rana temporaria in 12 aree in Val Ferret e Val Veni. In particolare in località Lavachey la popolazione è stata stimata all'incirca per un numero di 3000 individui adulti (tramite conteggio delle ovature al sito riproduttivo), è inoltre presente in località Arp Nouva, Malatrà, Pra Sec e Tronchey. Dall'indagine condotta risulta che nelle aree di riproduzione di Rana temporaria ( Rana rossa) le minacce sono essenzialmente costituite da:
-impatto da modificazione dell'habitat legato alla riproduzione e quindi qualsiasi drenaggio o modificazione delle pozze permanenti o temporanee presenti
-impatto da bracconaggio
-impatto da attività turistica e manutenzione aree parcheggio( soprattutto area di Lavachey)

- l'avifauna dei SIC e ZPS Monte Bianco comprende un discreto numero di specie ( 81 totali) di cui 63 sono nidificanti . Alcune specie sono di particolare interesse faunistico ecologico per la rarità o per la limitata consistenza della popolazione. Dieci specie sono inserite nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE e sei risultano nidificanti nell'area: Falco pellegrino, Aquila reale, Coturnice, Gallo forcello, Averla piccola e Gracchio corallino.
Sono inoltre presenti nei boschi di conifere il Picchio nero che nidifica prevalentemente nelle formazioni di aghifoglie. Il Picchio verde che è più legato alle formazioni di latifoglie ma utilizza i boschi di conifere per l'alimentazione. Il Picchio rosso maggiore nei boschi di latifoglie, conifere e misti.

- Conservazione delle farfalle diurne nei SIC e ZPS del Monte Bianco: sono state campionate 1045 individui appartenenti a 68 specie. Tra queste una , la Parnassisus apollo è elencata nell'appendice 1 della Convenzione di Washington ( CITES) , mentre tre sono inserite negli allegati 2 e 4 della direttiva Habitat ( Parnassisus apollo stesso, Maculinea arion e Euphydryas aurinia glacieginita).
Per monitorare lo stato di conservazione delle aree umide si è scelto di studiare in particolare la distribuzione e lo stato di conservazione di Parnassius phoebus il cui comportamento è simile a quello  di Parnassius apollo. La  Parnassius phoebus è una specie rara, minacciata e in declino in tutta Italia.
La farfalla vive dove sono presenti corpi idrici a corso lento, sulle cui sponde è presente la Saxifraga aizoides, la pianta cioè che ospita le larve e  che è detta pianta nutrice proprio perchè rappresenta il nutrimento stesso delle larve. Visto che la  Saxifraga aizoides colonizza le zone umide, le sponde di ruscelli e i torrenti, l'habitat di questa farfalla è particolarmente fragile all'interno dell'ambiente alpino e per questo motivo è importante attuare misure di conservazione degli ambienti che ospitano la pianta nutrice, in quanto la loro scomparsa potrebbe causare la futura scomparsa della specie stessa. Quindi diventa prioritaria la tutela di queste zone umide.

Mi pare a questo punto che non sia neanche così difficile capire perchè la Valle d' Aosta ha promosso questa politica di sviluppo eco-sostenibile, forse i fatti in materia non potevano proprio non essere considerati..
A questo punto vi darei un piccolo consiglio se avete ancora la voglia e la pazienza di ascoltarmi: regalatevi una visita guidata con un accompagnatore della natura esperto, lungo i sentieri che in Val Ferret vanno a costeggiare le zone umide e scoprite con lui il meraviglioso mondo del microcosmo di questa aree, scoprite la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista, forse il fatto di farlo veramente con gli occhi, vi aiuterà anche a farlo con la mente.


Giovanna

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