Sabato 2 febbraio in tutto il mondo si sono festeggiate le zone umide.
Da noi, in VdA e soprattutto a Courmayeur, alle zone umide si vuole invece fare.... la festa !
Il World Wetlands Day 2013 ha per tema "le zone umide si
prendono cura dell'acqua": in tutto il mondo si parla di
gestione sostenibile dell'acqua, una risorsa preziosa dalla quale
dipendono la sopravvivenza delle specie animali e vegetali e anche la
maggior parte delle nostre attività socio-economiche.
Con le parole di Legambiente: «Un'occasione per
riflettere sull'importanza di questi ecosistemi, serbatoi di
biodiversità, e sul patrimonio idrico della nostra Penisola», «Le
zone umide, pur essendo ambienti particolarmente delicati e fragili, ci
forniscono acqua potabile, producono il 24% del cibo del Pianeta,
servono all'irrigazione delle colture, fanno da barriera e da magazzini
naturali di acqua in caso di inondazioni e sono importantissimi serbatoi
di CO2. Purtroppo nonostante siano un risorsa importantissima per la
vita umana, nell'ultimo secolo sono scomparse circa il 90% di questi
ecosistemi a causa della forte pressione antropica, dell'inquinamento e
dei cambiamenti climatici».
Per salvaguardare questi preziosi
ecosistemi serve l'impegno diretto delle istituzioni e la
sensibilizzazione dei cittadini. Per questo motivo è nata la rete
italiana di Living Lakes, e Alessandra Paciotto, presidente di
Legambiente Umbria e coordinatrice di Living Lakes, spiega che il suo
obiettivo è quello di «Promuovere una gestione integrata dei laghi,
proteggere gli habitat naturali, la flora e fauna, diffondere la
conoscenza di questi ecosistemi; ma anche sviluppare in modo sostenibile
il turismo e le economie locali e svolgere attività sportive nel pieno
rispetto dell'ambiente. Mettere insieme amministratori, associazioni e
comunità locali è un obiettivo fondamentale del nostro network che da
alcuni anni lavora per una corrette gestione ambientale dei laghi e per
fermare il degrado delle zone umide».
In Italia, oltre ai 53 siti
Ramsar riconosciuti, che coprono oltre 60.000 ettari, ci sono anche
molte zone umide considerate minori e spesso non riconosciute con lo
stesso status previsto della pur svolgendo un ruolo primario nelle
strategie per frenare la perdita di biodiversità, sono spesso poco
conosciute dai cittadini e poco tutelate dalle istituzioni.
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